Servare tempore

Progetto di rinnovamento del CRAF – Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia a Spilimbergo, PN

Il Progetto

Spilimbergo, PN
2020

È insito nell’essere umano il desiderio di mantenere in vita il proprio ricordo, il segno di un passaggio, di un attimo di vita trascorso. L’impronta tangibile di questo passaggio è oggi fruibile attraverso i nostri occhi e un giorno lo sarà per quelli dei nostri figli grazie al lavoro di fotografi illustri, in grado di rubare un’immagine e di mantenerla in vita per sempre.

Mario Giacomelli, Ugo Mulas, Ferdinando Scianna, Mario Cresci e Francesco Krivec, solo per citare alcuni dei fotografi il cui lavoro è oggi perfettamente conservato all’archivio fotografico di Spilimbergo. 500.000 pezzi tra negativi e positivi, in costante aumento: la storia della fotografia abita qui. La responsabilità di preservare tale patrimonio è nostra, di chi osserva e di chi ancora oggi scatta o di chi, come AGO Architetture, progetta. Ad Antonio Candussio e a Guido Guazzo è stato assegnato l’enorme privilegio di contribuire al corretto mantenimento di questo patrimonio di fama mondiale, affinché possa giungere intatto alle generazioni future.

Un progetto di grande responsabilità, che assume in questo caso anche un intenso valore emotivo. L’oggetto di rinnovamento è l’insieme dei tre ambienti principali: l’ingresso, la camera di acclimatamento e l’archivio-caveau. L

L’illuminazione perimetrale indiretta è a LED e a bassa emissione UV. Come sempre per AGO, lo studio della luce riveste importanza primaria: l’intensità è minore proseguendo in direzione dell’archivio dove diventa soffusa, quasi a dare la sensazione di trovarsi all’interno di un prezioso caveau. La penombra è bilanciata dall’utilizzo di lampade portatili per facilitare il lavoro del personale specializzato. La capacità di Antonio e Guido è stata in questo caso quella di mettere a punto uno studio tecnico dell’illuminazione, che risulti al contempo impattante dal punto di vista emotivo e sicuro per la conservazione del materiale, senza però rinunciare all’estetica. Anche il progetto degli interni segue precise regole di design minimale, rigore accattivante e pulizia. Gli arredi si compongono di cassettiere, scaffalature in vetro e metallo, armadiature compattabili, tutte costituite in materiale inossidabile e inerte, adeguato alla conservazione a lungo termine di materiale fotografico e archivistico.

La cromaticità dei colori è studiata per creare un ambiente crepuscolare e segue quindi toni scuri, il grigio e il nero predominano. Le grandi vetrate fumé tra la stanza di acclimatamento e il caveau o le stesse scaffalature scure contribuiscono anch’esse a conferire agli spazi un’atmosfera suggestiva, filo conduttore del progetto di AGO Architetture. La stanza di acclimatamento gode di una temperatura superiore e umidità diversa rispetto all’archivio, in cui si aggira intorno ai 17°C-18°C con un’umidità relativa di 45%. Questa anticamera è necessaria per prevenire lo shock termico a cui può essere sottoposto il materiale che viene portato all’esterno dei locali di conservazione ed è studiata nei minimi dettagli: munita di scaffalature e ripiani per lo stazionamento dei materiali da consultare. In entrambi gli ambienti sono installati due depuratori d’aria con filtri ai carboni attivi, necessari per evitare che creino ristagni di gas dannosi prodotti dal naturale degrado di alcuni fototipi o di spore fungine. Il pavimento è stato rivestito in resina bi-componente, materiale batteriostatico che garantisce il grado di salubrità necessaria per questi ambienti.

Il progetto del CRAF, intitolato al fotografo spilimberghese Gianni Borghesan, non è mai stato nella prospettiva di Antonio e Guido solamente uno studio dedicato al rinnovamento degli ambienti e degli arredi, ma si è caratterizzato di una visione a più ampio spettro, legata non solo alla corretta conservazione dei materiali presenti nell’edificio, ma anche alla funzionalità dello stesso. Questo luogo è oggi il frutto di uno sguardo meticoloso e sensibile, che pone attenzione soprattutto al valore intrinseco che vi è in esso custodito.